Il termine Boudoir deriva dal francese e significa “stanza privata”, storicamente uno spazio intimo, spesso collegato alla camera da letto o al bagno di una signora.
L’origine risale al XVIII secolo, durante l’Era dei Lumi, quando le donne dell’alta borghesia francese iniziarono ad aprire i loro salotti agli aristocratici per discutere di politica, arte e attualità.
Questo segna il primo passo verso l’emancipazione femminile, poiché fino a quel momento, le donne erano relegate all’ombra, senza libertà di pensiero o di giudizio.
Fu proprio nel boudoir che le donne cominciarono ad affermare la propria identità.
Questo spazio privato divenne il luogo in cui potevano essere se stesse, lontane dalle convenzioni sociali e dai giudizi esterni.
Con l’avvento della dagherrotipia nel XIX secolo, il boudoir divenne anche uno scenario di seduzione: le donne, consapevoli del proprio fascino, utilizzavano scatti romantici e sensuali per celebrare la propria femminilità o come regalo per amanti e mariti.
Tessuti leggeri, pizzi e merletti esaltavano le curve femminili, trasformando il boudoir in un simbolo di sensualità e autonomia.
Questi scatti, spesso nascosti agli occhi indiscreti, rappresentavano una rivendicazione della propria identità e del proprio potere.